L’antica cappella sorge sui resti di un edificio o di un insediamento più antico del quale per ora si conosce solo la necropoli databile all’alto medioevo (sec. X-XII). La chiesetta è in stretto rapporto con la necropoli e ne condivide la datazione. E’ stata ricostruita più volte. La fase più antica è testimoniata dalle mura perimetrali esterne (sec. XI-XII) nelle quali sono utilizzati grandi conci di tufo provenienti da edifici greci o indigeni. Originariamente doveva avere un tetto in legno, sostituito da una volta poi crollata. Una seconda copertura a volta è stata realizzata, intorno al XVII secolo, raddoppiando la muratura con l’addossamento dall’interno di due archi per lato. Abbandonata nel secolo XIX è infine crollata. Nel 1677 risulta officiata dal clero della Chiesa Madre che in occasione della festività del Santo, provvedeva anche ad una processione campestre.
Testimonianze importanti del culto di S. Biagio a Montescaglioso sono presenti nella chiesa delle ” Donne Monache ” (la SS. Concezione) annessa al monastero delle Benedettine ove si conserva una statua ed alcune reliquie del Santo. Una immagine di S. Biagio affrescata (datazione 1523) è venuta alla luce nei recenti restauri della chiesa di S. Maria in Platea, appartenuta ai Benedettini dell’abbazia di S. Michele Arcangelo che possedevano anche la chiesetta di S. Biagio dll’Avenella, attualmente nel territorio di Bernalda. Questi ultimi elementi evidenziano uno stretto rapporto tra il culto ed i Benedettini, probabilmente determinato, almeno per Montescaglioso, dalla pertinenza del culto di S. Biagio con i cicli e le attività agropastorali. Le due cappelle di Montescaglioso, infatti, sorgono in territori destinati al pascolo ed in adiacenza ad antichi tratturi lungo i quali si muovevano greggi e mandrie.
Quello di S. Biagio è uno dei culti cristiani più antichi ed è condiviso anche dalla chiesa d’Oriente. San Biagio, Vescovo di Sebaste, visse e fu martirizzato con la decapitazione nel IV secolo d. C dopo essere stato scorticato con pettini di ferro e gettato in un lago. Prima di diventare Vescovo era stato medico. Per sfuggire alle persecuzioni aveva vissuto in una grotta tra i monti ove avvicinato dagli animali selvatici, li ammansiva e curava. Fu martirizzato dal governatore romano Agricolao. Tra i miracoli del Santo, l’intervento per salvare la vita di un ragazzo soffocato da una lisca di pesce. Per questo è invocato contro il mal di gola. Il culto si è diffuso il culto soprattutto per la protezione accordata agli animali e le grandi virtù taumaturgiche del Santo. Nella civiltà agropastorale il culto di S. Biagio, ha sostituito le antiche divinità preposte alla tutela della terra e degli animali. Le più importanti reliquie di S. Biagio sono conservate proprio in Basilicata nel santuario dedicato al Santo a Maratea Vecchia. San Biagio è anche patrono di Rapolla e Cancellara ove la festa si celebra il 3 Febbraio. In questi paesi è ancora vivo l’uso di invocare la protezione del Santo incrociando due candele sotto la gola. Tra le grandi città dedicate a S. Biagio, anche Dubrownik (l’antica Ragusa) sulla sponda balcanica dell’Adriatico.
Testo: Francesco Caputo. Foto: F. Caputo e Angelo Lospinuso (CEA Montescaglioso).