L’insediamento rupestre della Loe. La Loe è un’asta torrentizia che confluisce nella Gravina all’altezza della contrada Pianelle. Intorno al canale esistono 4 chiese e vari ipogei, stalle ed ovili. Il gruppo delle chiese potrebbe costituire un insediamento monastico di tipo lauriotico, organizzato intorno ad una chiesa centrale, il santuario della Madonna della Murgia o un piccolo casale rupestre nel quale, in più fasi, si susseguono diverse chiese. Le strutture finora individuate nel canalone sono le cripta del Canarino, della Scaletta, di S. Andrea, il santuario Madonna della Murgia o della Loe; un insediamento neolitico, un notevole numero di cisterne, tre necropoli altomedievali (a cassa, ipogea, ad arcosolio), un muro difensivo, un insediamento demico, resti di costruzioni a secco del tipo a cono rovesciato, piccole tufare e il suggestivo sistema della viabilità di accesso.
La copertura boschiva ed arbustiva è particolarmente ricca e rappresentativa di quasi tutte le essenze della Murgia ed in particolare anche delle essenze ad alto fusto: lecci, roverelle, fragni, ginepri, acanto, ciclamini, pungitopo e, una rarità anche le felci, che difficilmente si adattano a quote così basse.
Cripta del Canarino. Giungendo da Montescaglioso è la prima chiesa che si incontra. E’databile ai secoli IX-X e presenta una pianta ad aula unica terminante in un presbiterio, concluso da un abside quadrangolare non in asse e diviso dall’aula tramite due archi. Nell’abside, i resti dell’altare e lungo le pareti, numerose scritte in latino con date fino ai primi decenni del secolo XVI. Presenti nomi di chiara origine ebraica, probabilmente appartenenti a persone convertite al cristianesimo all’epoca della cacciata degli ebrei dal Sud durante il regno aragonese. Intorno alla chiesa sono scavate numerose sepolture altomedievali, quasi tutte del tipo a nicchia (arcosolio). Sul pianoro sovrastante la chiesa, i pochi resti di un insediamento neolitico e di un complesso sistema per la raccolta dell’acqua.
Cripta della Scaletta. A poca distanza dalla prima chiesa, la cripta della Scaletta, databile ai secoli IX-X ricorda, nella denominazione l’associazione materana che negli ’60 catalogò la chiesa. La pianta è ad aula unica conclusa da una piccola abside. La cripta presenta, come poche nel materano, tutti i caratteri di una chiesa bizantina. La chiesa è affiancata da due altri vani intercomunicanti con l’aula. Il primo, è la cella del monaco attrezzata anche con una profonda cisterna, il secondo è la sepoltura del monaco ed è costituito da un ipogeo più piccolo con al centro la cassa scavata direttamente sul pavimento. La camera mortuaria si affaccia direttamente sul sentiero come a voler offrire la possibilità al viandante di una sosta e di un omaggio alla sepoltura probabilmente appartenuta ad un personaggio di rango. In prossimità della cripta si rintracciano altre sepolture altomedievali ad arcosolio, alcune attribuibili a bambini.
La Cripta di S. Andrea. La grande chiesa rupestre è databile ai secoli IX-X. E’ collocata nel vallone dell’Aloe di fronte alla chiesa della Madonna della Murgia. Vi si giunge tramite uno stretto sentiero intagliato a picco sul baratro. E’ preceduta da una possente muratura in tufo realizzata nell’ottocento per delimitare l’area che, insieme alla chiesa, in quell’epoca sarà trasformata in ovile. La grande aula unica a copertura piana, conserva due absidi con gli altari. La navata, all’altezza delle absidi, è divisa da un pilastro direttamente intagliato nel tufo. La trasformazione in ovile e stalla ha determinato l’abbassamento del pavimento e la chiusura della porta d’ingresso. La dedicazione a S. Andrea deriva dal nome della zona ma probabilmente non è quella originaria. La particolarità dell’unico pilastro in prossimità della mezzeria e delle absidi potrebbe essere spiegata con un raffronto con chiese della tradizione orientale ove il monopilastro è utilizzato quale riferimento alla fede nell’unico vero Dio.
Santuario Madonna della Murgia. E’ la chiesa più grande e importante dell’insediamento. Domina il vallone dell’Aloe e vi si giunge dopo aver percorso una ripida scalinata (137 gradini). La chiesa ha due altari e la forma irregolare di una rettangolo. Sull’altare maggiore un grande crocifisso e su quello minore un affresco medievale rappresentante la Vergine con il Bambino, ridipinto nell’ottocento. L’ingresso è ricavato al centro di una delle tre absidi appartenenti alla fase più antica della chiesa modificata, poi, con l’inversione dell’asse. Quasi al centro, come nella cripta di S. Andrea, dal soffitto penzolano i resti di un pilastro. La tradizione vuole che da qui gocciolasse lentissimamente l’olio della Madonna, al quale il sito era consacrato. Ai lati della chiesa si aprono due cavità con all’interno un grande numero di sepolture altomedievali. Sul pianoro sovrastante la chiesa in una spettacolare posizione panoramica, le tracce di una vasta necropoli medievale scavata direttamente nel tufo.
La necropoli altomedievale della Loe. Nel Parco delle Chiese Rupestri del Materano, tre camere mortuarie affiancano la chiesa della Madonna della Murgia nel territorio di Montescaglioso. Due si presentano molto ampie ed una appare di ridotte dimensioni.
La frequentazione è compresa tra i secoli IX e XIX. L’impianto denuncia una evidente fase monumentale limitata alla fase più antica sicuramente in diretta relazione con la comunità insediata nel vallone della Loe. Le sepolture più antiche sono tutte del tipo ad arcosolio e sono scavate sulle pareti delle due grotte. Quelle più antiche occupano la parete di fondo e probabilmente erano destinate a personaggi di rango o dotate di un certo prestigio. Intorno alla sepoltura principale sono simmetricamente le due secondarie. Ad una fase di poco successiva appartengono le tombe scavate sulle pareti laterali. Con l’abbandono dell’insediamento le grotte sono utilizzate, come sepolture, dalla popolazione di pastori e contadini insediata nell’area. Nuove e numerose sepolture sono scavate direttamente sul piano di calpestio delle grotte raggiungendo i numero di circa 40 tombe per grotta. In una fase ancora più recente, sec. XIX, dopo il saccheggio delle sepolture, le grotte sono utilizzate come stalle e luogo di sosta dai pastori che frequentano la zona. Nel complesso della Aloe altre sepolture si rintracciano nei pressi della cripta della Scaletta, della cripta del Canarino e nell’ipogeo di S. Andrea. Una lunga serie d sepolture a sarcofago direttamente scavate nel tufo si notano lungo il sentiero e la scala che sale alla Madonna della Murgia. Sul pianoro sovrastante i santuario della Madonna della Murgia, si conserva una vasta area sepolcrale con un gran numero di casse direttamente scavate nel tufo. Per molte sepolture si è ancora conservato l’imponente coperchio costituito da lastre di tufo.
Le chiese di Murgia S. Andrea.
Una vasta area della Murgia di Montescaglioso anticamente posseduta dall’Ababzia di S. Angelo. Sul finire del secolo XV, l’ultimo abate Commendatario del Monastero, Francesc Del Balzo, fratello di Pirro, feudatario di Montescaglioso, cedette a costui questi terreni del monastero. Da allora Murgia S. Andrea è sempre rimasta tra le proprietà della casa feudale di Montescaglioso fino ad essere venduta nell’ottocento alla famiglia Strada che ancora oggi ne è proprietaria. Nella zona esistono due chiese rupestri che potrebbero essere state antiche proprietà dell’abbazia.
La cripta di Villa Irene. E’ collocata nei terreni adiacenti la masseria Strada a Murgia S. Andrea. La chiesa, trasformata in ovile quasi un secolo orsono, è formata da tre navate con absidi. I pilastri sono stati tagliati e pendono dal soffitto. Le absidi ed una cappella laterale sono state sfondate per ampliare la stalla. Si nota la presenza di labili resti di affreschi che un tempo dovevano ricoprire gran parte delle pareti della chiesa. Sull’ingresso si conservano alcune epigrafi risalenti al secolo XII ed un tomba medievale a nicchia (arcosolio). Intorno alla chiesa, esistono altre grotte che probabilmente costituiscono il nucleo più antico della masseria Strada. La pianta a tre navate con absidi evidenzia un tipo di chiesa a basilica di tradizione benedettina, riproducente forme molto diffuse tra le comunità monastiche di secolo XI-XII e probabilmente simile, sia pure nelle piccole dimensioni, alla chiesa abbaziale di Montescaglioso di epoca normanna. Non è da escludere il possesso del sito da parte dell’Abbazia di S. Angelo, tenuto conto che l’intera area circostante, fino al termine del secolo XV, è stata proprietà del monastero.
La cripta di Cozzo S. Angelo. Chiesa scoperta nel 2000 (dagli operatori CEA F. Caputo e A. Lospinuso) nei pressi del corso del torrente Gravina. La chiesa è collocata alle falde di Cozzo S. Angelo lungo un tratturo che si addentra nella Murgia. L’ingresso è segnalato da una piccola croce e protetto da una canaletta scavata per allontanare l’acqua. La chiesa è in buona parte riempita dal terriccio trasportato da un vicino canale ed è formata da un’aula unica a forma di trapezio con un transetto ed abside separati dalla navata da tre archi. L’impianto è databile tra la metà del secolo XI e i primi decenni del secolo XII. La presenza di alcune incisioni di apparentemente runiche, può suggerire una datazione collegata ad una fase longobarda. L’abside conserva tracce di intonaco probabilmente affrescato. Una piccola incisione sembra leggibile come una bilancia sorretta da una spada e pertanto rimandando ad un tradizionale simbolo micaelico, può far ipotizzare una dedicazione della Cripta a S. Michele. Tale possibilità è anche suggerita dall’agiotoponimia ( dedicazione di un luogo ad un santo) del sito, Cozzo S. Angelo, e dalla localizzazione della cripta in terreni anticamente appartenuti all’abbazia di S. Michele di Montescaglioso.
La cripta del Paritiello. E’una piccola chiesa rintracciata dal CEA nel 2000 in contrada Paritiello (‘U Paritiedd’) nei pressi della Carrera lungo quello che doveva essere il tracciato medievale della strada in direzione della val Bradano. La cripta è stata scavata asportando il terreno sciolto sotto un grande masso di puddinga (la tipica roccia molto dura di Montescaglioso formata da ciottoli di fiume cementati), che funziona da copertura a blocco unico della chiesa. La facciata è chiusa da una muratura in pietra e tufo ed ha in sommità una nicchia ed una croce scolpita nel tufo. Non si conosce la intitolazione della chiesa, ma le ricerche future potrebbero restituire, in tal senso, dati più certi.
Testi, foto e ricerche: Francesco Caputo, Angelo Lospinuso (CEA Montescaglioso).
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