La diffusione del fenomeno rupestre.
Il patrimonio rupestre è una delle componenti più importanti della identità storica, artistica paesaggistica della Basilicata. Chiese, monasteri e strutture produttive in grotta sono presenti in gran parte dei comuni della regione. Su 131 comuni esistenti in Basilicata, circa 90 conservano importanti testimonianze della civiltà rupestre. La presenza di numerosi aggregati rupestri nel territorio della regione evidenzia una capacità dell’uomo di utilizzare le risorse offerte dal territorio e di piegare a proprio vantaggio anche le condizioni ambientali più difficili. Attualmente dopo un lungo periodo di abbandono e degrado, il patrimonio rupestre locale è percepito come una parte molto importante della identità storica e culturale della Regione e una specificità del paesaggio e del territorio.
La nuova consapevolezza diffusa tra le comunità locali ha permesso di attuare politiche di tutela e valorizzazione del patrimonio rupestre sviluppate già a Matera dagli anni settanta e ormai attuate anche negli altri comuni della Basilicata. Le condizioni geomorfologiche nelle quali il fenomeno rupestre si è sviluppato in Basilicata sono molte diverse. Le grotte sono presenti in zone calcaree, in aree vulcaniche, ma anche in aree formate da sedimenti alluvionali e marini.Gli insediamenti più importanti e conosciuti sono a Matera. I “ Sassi “, quartieri scavati in grotta, e la Murgia, l’altopiano calcareo su cui sorge la città, sono stati dichiarati dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità. I siti rupestri di Matera sono all’interno di un Parco Regionale (Parco della Murgia Materana), costituito per tutelare, promuovere e valorizzare uno dei più importanti insediamenti rupestri europei. Nella città e nel territorio di Matera sono presenti vasti insediamenti in grotta formati da abitazioni, chiese, monasteri, strutture per le produzioni agricole e sistemi per la raccolta e conservazione dell’acqua. Altri insediamenti rupestri sono presenti in tutta l’area della Regione. Nel nord della Basilicata, l’area vulcanica del Monte Vulture, conserva un altro importante insediamento rupestre costituito da chiese, residenze, cantine, ovili e stalle. Nelle altre aree della regione caratterizzate da strutture geologiche meno stabili (sedimenti alluvionali e marini ), gli insediamenti rupestri sono costituiti soprattutto da strutture utilizzate per la lavorazione e lo stoccaggo di prodotti agricoli e il rifugio di armenti. Gli insediamenti rupestri lucani evidenziano la presenza di funzioni molto diversificate. Nei Sassi di Matera prevalgono gli ambienti rupestri destinati alla residenza della popolazione contadina. Negli altri insediamenti rupestri della regione la funzione abitativa è meno diffusa. Nel nord est della Basilicata sono presenti grotte attualmente usate come cantine ma anticamente usate come abitazioni dalle popolazioni dell’Epiro e dell’Albania emigrate nel secolo XV nel Sud Italia dopo l’invasione turca dei Balcani. Le strutture rupestri più diffuse erano destinate ad ospitare funzioni legate alla agricoltura ed alla pastorizia: cantine per il vino, stalle per bovini ed ovini, ambienti rupestri per la lavorazione e conservazione delle produzioni agricoli.
Le chiese rupestri.
L’aspetto più noto del patrimonio rupestre della Basilicata è costituito dalle chiese rupestri presenti soprattutto a Matera e Montescaglioso (area all’interno del Parco della Murgia Materana) e nei territori dei comuni di Rapolla e Melfi nella zona nordorientale della Regione (Parco Regionale del Monte Vulture). Le chiese in grotta finora rintracciate sono circa 185 di cui ben 155 nei comuni e nei territori di Matera e Montescaglioso. La datazione delle chiese rupestri della Basilicata è compresa tra i secoli IX e XIX e si sviluppa ininterrottamente dall’alto medioevo fino a tempi più recenti. La critica storica, nel passato, ha collegato il fenomeno delle chiese rupestri a fondazioni monastiche e soprattutto alla presenza di monaci bizantini emigrati dalla Grecia verso l’Italia meridionale, ma gli studi più recenti hanno ampiamente dimostrato la inconsistenza di questa ipotesi.
Nell’area di Matera le chiese rupestri più antiche sono databili ai secoli IX-X. Tra i secoli IX e X un gruppo di cripte risulta proprietà di alcune grandi abbazie benedettine. La cripta del Peccato Originale (sec. IX-X), conserva affreschi raffiguranti una grandiosa scena con Adamo ed Eva, la Vergine, la triade degli Arcangeli e S. Pietro. La chiesa è, probabilmente, il possedimento di un grande monastero benedettino ed il ciclo affrescato altomediaevale, uno dei dipinti rupestri dell’Italia più grandi e meglio conservati, relaziona la cripta all’abbazia benedettina longobarda di S. Vincenzo al Volturno (150 km a nordest di Napoli) la cui presenza nel territorio di Matera è attestata nelle fonti scritte del secolo IX.
Altre chiese erano appartenenti a ricche famiglie proprietarie di grandi estensioni di terreno e sono scavate al centro di piccoli insediamenti rurali dotati di grotte per residenza e di grotte per ovili e stalle. In tale contesto sono spesso presenti necropoli utilizzate dalla comunità insediata intorno alla cripta e camere mortuarie o singole sepolture appartenenti alla famiglia proprietaria della chiesa.
A Matera altre numerose cripte sono scavate nei Sassi a servizio della popolazione anticamente insediata nei quartieri in grotta. Anche in queste cripte si conservano cicli affrescati, necropoli e sepolture individuali.
I caratteri architettonici delle cripte ipogee evidenziano la presenza di tradizioni e culture diverse. La situazione politica e religiosa di Matera e del territorio circostante come anche di buona parte della Regione Basilicata nei secoli IX-XI (prima metà) è molto complessa. Gran parte della popolazione è latina o longobarda, ma l’amministrazione militare e civile e parte della gerarchia ecclesiastica è bizantina. Nel secolo IX, infatti Costantinopoli dopo aver perso la Sicilia occupata dagli Arabi, ha rafforzato la propria presenza nel Sud Italia ed ha determinato una nuova e profonda penetrazione della cultura bizantina nel territorio. Le chiese rupestri riflettono in pieno questa situazione. Nel secolo XI il Meridione è occupato dai Normanni provenienti dalla Francia. Si rompe il legame politico, militare e religioso con Costantinopoli, ma resta ancora molto forte il legame culturale. Pertanto la pittura continua, fino al secolo XIV, a conservare una matrice bizantina anche in un ambiente ormai completamente latino. L’area centrale della Basilicata, ove la popolazione è sempre stata prevalentemente greca, continuerà, invece, a conservare cultura e ordinamento ecclesiastico di tradizione bizantina fino al secolo XVIII.
Nell’area di Matera e Montescaglioso, le chiese di S. Maria di Olivares e del Cappuccino Vecchio a due navate, le chiese di S. Barbara e di S. Luca e la cripta della Scaletta (secc. X-XII) a navata unica con bema e iconostasi, rivelano un forte legame con la cultura bizantina. La cripta della Madonna delle Virtù, di Villa Irene e S. Pietro ( secc. XI-XIII) evidenziano, invece, caratteri fortemente latini derivanti dal rapporto con fondazioni monastiche benedettine: tre aule con absidi e transetto.
Un caso particolare a Matera è costituito dalla chiesa di S. Maria della Vaglia, forse la più grande chiesa rupestre del Sud Italia. E’attestata nel sec. VIII ma nel sec. XIII è ampliata con tre navate concluse da absidi ed una facciata realizzata in muratura. All’interno una stratificazione molto complessa di affreschi realizzati tra i secoli XIII e XVII.
Nell’area nord-est della Regione (Monte Vulture), altre chiese rupestri con datazione compresa tra i secoli XI e XIV, evidenziano caratteri prevalentemente latini. Le cripte hanno una pianta a navata unica e solo due chiese conservano una pianta a due navate. I caratteri degli affreschi rivelano il persistere di cultura bizantina ma anche l’innesto, nel secolo XIII, di significativi elementi culturali latini di origine provenzale e catalana spiegabile con la presenza nella zona, di Vescovi ed abati benedettini provenienti dalla Francia e dalla Catalogna al seguito degli Angioini che sul finire del secolo XIII conquistano Napoli e il Sud Italia. Nelle altre aree della Regione, la presenza di chiese rupestri, quasi sempre costituite da piccole strutture ad aula unica, è legata a particolari tradizioni religiose popolari. Gli affreschi presenti nelle chiese rupestri della Basilicata raffigurano immagini legati a culti locali e popolari o collegati all’appartenenza della chiesa ad una particolare istituzione religiosa. Quasi dappertutto sono presenti immagini della Madonna raffigurata con il Bambino secondo la tradizione bizantina; sono molto numerose le raffigurazioni di S. Michele Arcangelo, rappresentato con le vesti tipiche dell’Archistrategos bizantino; in alcune chiese si rintracciano storie del Vecchio e del Nuovo Testamento (Cripta del Peccato originale a Matera e chiesa di S. Antuono ad Oppido Lucano). Altrettanto numerose le raffigurazioni di Santi legati alla tradizione religiosa popolare: S. Lucia ( a Melfi gli affreschi della chiesa dedicata alla Santa raccontano la vita della martire); S. Barbara, S. Stefano, S. Lorenzo, gli Arcangeli Gabriele e Raffaele e S. Antuono Abate venerato nella campagne come protettore degli animali domestici.
Il culto rupestre di S. Michele.
Un aspetto molto particolare delle chiese rupestri in Basilicata è costituito dalle cripte intitolate a S. Michele Arcangelo. Diversamente dalle altre, sono chiese realizzate esclusivamente in grotte naturali ed hanno come modello il più antico santuario dell’Europa occidentale dedicato a S. Michele, fondato in una grande grotta naturale sul Monte Gargano ( 100 km a nord di Bari in Puglia) ove l’Arcangelo appare più volte sul finire del secolo V. Il santuario del Monte Gargano (Regione Puglia) è stato in Italia, con Roma, una importante meta dei pellegrinaggi medievali. Da questo luogo il culto dell’Arcangelo, importato da Costantinopoli, si è diffuso in Italia e nell’Europa occidentale.
In Basilicata sono stati finora rintracciati 10 siti rupestri dedicati a S. Michele costituiti da grotte naturali nelle quali sono edificati altari e cappelle con la statua o l’immagine dipinta dell’Arcangelo. Il santuario più importante della Basilicata è quello del Monte Vulture ( per dimensione il secondo dopo il Gargano). Nel medioevo (secc. IX – X) il santuario è stato controllato da una grande comunità monastica benedettina. Conserva un impianto normanno (sec. XI-XII) e le testimonianze di numerose costruzioni realizzate nella grotta. Un altro importante santuario dedicato a S. Michele è sul Monte Raparo (secc. IX-XIX), nell’area centrale della Basilicata di antiche tradizioni bizantine. È costituito da una piccola chiesa realizzata sul fondo di una vasta grotta naturale. All’esterno della grotta, nel secolo X, è stato eretto un monastero officiato da una monaci di tradizione bizantina. Il complesso del santuario rupestre e del monastero di S. Michele sul Monte Raparo è oggi il più importante monumento bizantino della Basilicata.
Insedamenti e paesaggi rupestri della Basilicata.
Le pitture rupestri del Vulture: http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-5110_1973_num_85_2_2295?_Prescripts_Search_isPortletOuvrage=false
ACERENZA (PZ). Cantine-grotte in alcuni palazzi del centro storico, soprattutto sul versante occidentale del paese. Ipogei scavati nei banchi alluvionali. A poca distanza dal paese, una piccola grotta dedicata a S. Michele. Nella valle del Bradano, un significativo numero di grotte usate come stalle ed ovili.
ALBANO (PZ). Insediamento rupestre costitito da ” palmenti ” formati da vasche per la spremitura delle olive e/o la macerazione delle ginestre da cui ricavare fibre per tessti, scavati nei trovanti roccioso presenti nl territorio. Vasce palmenti sono presenti nei boschi, negli oliveti e nei vigneti della zona.
ALIANO (MT) Vasti aggregati di grotte scavate nell’argilla presenti nel centro storico e nel territorio, usate come ovili e cantine.
ALTOJANNI. Località nel comune di Grottole (MT). Antico insediamento abitato di origine italica, abbandonato nel tardomedioevo. Grotte scavate nella puddinga ai margini della città antica ed appartenute a palazzi e abitazioni ormai crollate. Nei pressi del santuario di S. Antuono, presenza di ampi jazzi in grotte.
ATELLA (PZ). Grotte nei dintorni del paese, scavate nelle roce e sabbie vlcaniche, utilizzate prevalentemente come stalle ed ovili. Alla tadone costrttiva del paese appartiene l’uso di chiudere le i fronti di scavo delle grotte con lunghe murature.
BALVANO (PZ). Piccoli nuclei di grotte utilizzate comce cantine, nel centro storico ed in particolare in adiacenza al castello medioevale.
BANZI (PZ). Un grande insediamento rupestre presso una sorgente attestata nelle fonti romane (fons bandusia) costituito da antiche porcilaie appartenute alla abbazia bendettina di S. Maria. Altri piccoli nuclei di grotte, sparpagliati nel territorio erano anticamente usate come stalle.
BARILE (PZ). Vasto insediamento rupestre formato da centinaia di grotte scavate nella rocci vlcanica per conservare il vino. La zona delle cantine-grotte prende il nome albanese di ” Scescio ” ed è nota anche perchè Pasolini vi girò alcune scene del ” Vangelo secondo Matte “. Nel corso dell’anno, vi si svolgono manifestazioni dedicate al vino. Per le grotte più antiche, nel sec. XV, è attestata una fase iniziale di uso abitativo, quando nell’area si trasferiscono popolaioi albanesi d epirote ch fuggono dall’occupazione turca dei Balcani.
CALCIANO (Matera). Vasto insediamento di grotte scavate nell’argilla, in prossimità dei resti di Calciano vecchia utilizzate come ovili e stalle. Altre grotte nei pressi dell’attuale abitato sono usate come cantine.
CALVERA (PZ). Sul rilievo montano che domina il paese, piccolo nucleo di grotte utilizzate dai pastori come ovili e stalle. In prossimità dell’abitato, cavità usate per cantine. Altre grotte usate come ovili, nel territorio.
CANCELLARA (PZ). Nei dintorni del paese, una cavità naturale rimaneggiata dall’uomo ed utilizzata come luogo di culto dedicato a S. Michele. Non molto lontaoun insediamento di grotte anticamete usate come ovili.
CASTRONUOVO S. ANDREA (PZ). Un vasto complesso di cantine in grotte, ancora usate, circonda la parte antica dell’abitato. Nelle cantine di Castronuovo sono spesso presenti piccoli cortili usati come orti, fornaci per riscaldere le vinacce ed accellerare il processo di fermentazione e infissi in legno di notevole fattura.
CASTELGRANDE (PZ). Un piccolo aggregato di grotte, ormai abbandonate, anticamente annesse ad abitazioni del centro storico.
CASTELMEZZANO (PZ). Abitato all’interno el Parco di Gallipoli Cognato. Con altri comuni della zona condivide l’uso di sfruttare nei sistemi difensivi medievali le opportunità offerte dal terreno ed in particolare la presenza dipccie grandi trovanti rocciosi in arenaria facilemente lavorabili. Nei resti del castello di Castelmezzano, di origini altomedievali, sono presenti cavità, gradinate, cisterne e trincee scavate direttamente nella roccia. Particolarmente imponente un enorme picco di arenaria incisa da una scalinta, la cui sommità è usata come piattaforma difensifiva e di avvistamento.
CHIAROMONTE (PZ). Intorno al centro storico, ampia presenza di cantine-grotte scavate negli strati alluvionali. In alcune zone le cavità sono precedute da piccoli cortili. In un breve tratto di una parete verticale, un gruppo di cantine, ha l’ingresso in un sopportico scavato nel terreno. Altre grotte, utilizzate per ovili e stalle, sono presenti in tutto il territorio.
CRACO (MT). Paese in frana ed abbandonato nella valle del fiume Cavone. Numerose grotte scavate nell’argilla e nei sedimenti alluvionli sono presenti nei resti di palazzi ed abitazioni. Le cavità rano utilizzte per cantine stalle e frantoi.
FERRANDINA (MT. Numerose cantine-grotte precedute da cortili, scavate nelle formazioni alluvionali, lungo i pendii del centro storico. Manutenzioni attuate senza controlli, sono all’origine di rimaneggiamenti che modificano le caratteristiche antiche degli ipogei. Nel territorio di Ferrandina, Uggiano, l’antico insediamento medievale dal quale trae origine l’attuale paese, sono presenti numerose cavità scavate nei sedimenti alluvionali ed usate come stalle ed ovili. A poca distanza dell’abitato abbandonato, la piccola chiesa della Madonna della Stella, è realizzata con un vano in muratura che ingloba una cavità artficiale.
FORENZA (PZ). Vasto insediamento rupestre in località S. Biagio. Nei pressi di una chiesa in grotta dedicata al Santo, formata da un’unica aula anticamente affrescata, sono presenti numerose grotte usate come stalle ed ovili. Alcune cavità, a causa della presenza di forni e cucine, documentano l’uso delle grotte come residenza stagionle di pastori e braccianti.
FILIANO (PZ). A Tuppo dei Sassi, uno dei più importanti sti preistorici della Basilicata: pitture ed incisioni rupestri.
GALLICCHIO (PZ). Ai margini del centro storico e nelle fore che circodano l’abitato antico, numerose grotte utilizzate come cantine. Presenza di cavità anche nel territorio prevalentemente usate come ovili. r
GARAGUSO (MT). Agglomerati isolati di grotte nel territorio ad uso di pastori e massari, utilizzate come ovili o porcilaie. A margine del centro storico,un ccolo nucleo di cantine in grotte scavate nella roccia arenaria.
GENZANO DI LUCANIA (PZ). Insediamento rupestre molto vasto, nell’abitato e nel territorio in una condizione geomorfologica caratterizzata dalla presenza di strati alluvionali anche molto instabili. Le numerose grotte scavate intorno all’abitato antico sono utilizzate come cantine e relizzate sfruttando la presenza di numerose pareti verticali formate dall’erosione e dalle frane. Le grotte presenti nel territorio sono a servizio di unità produttive agropastorali. La notevole presenza di sorgenti ha originato l’uso di realizzare cunicoli per la captazione della falda freatica: la celebre fontana di Genzano è alimentata da un profondo bottino e gli abbeveratoi in località Capo, d’Acqua da un gruppo di piccole cavità artificiali. A Monteserico, abitato medievale abbandonato, presenza di grotte usate dai pastori ricavate dal riutilizzo di antiche sepolture indigene. Sotto il castello di Monteserico, preseza divasta cavità scavata nella puddinga ed utilizzata come cantina e deposito di cereali.
GORGOGLIONE (MT). Preseza di pccole grotte scavate nella roccia a servizio di palazzi ed abitazioni. Una cavità naturale rimaneggiata dall’uomo molto più grande ” la grotta del Brigante ” è presente alla base del rilievo roccioso su cui sorge il paese.
GRASSANO (MT). Vasto aggregato di grotte cantine-grotte scavate in banchi alluvionali. Le grotte sono presenti in tutto il centro storico e sui versanti affacciati verso le valli dei fiumi Basento ed il Bilioso. Le cantine sono spesso precedute da piccoli cantine. L’insediamento è noto con il nome di ” Cinti ” ed è stato raffigurato da Carlo Levi in alcuni dipinti.
GROTTOLE (MT). Cantine-grotte presenti in tutto il centro storico. Il nome del paese deriva dalla presenza, fin dal medioevo delle grotte. Le cantine sono spesso precedute da piccoli cortili. Diffuso stato di abbandono in tutto l’insediamento sul quale impattano pesantemente le opere realizzate per facilitare l’accesso carrabile alla zona. Gruppi di grotte scavate lungo la via Appia, coservano fornaci per la produzione di terrecotte. Altre numerose grotte utilizzate come ovili sono presenti nel territorio. A circa 4 km dal paese, la chiesa di S. Tommaso conserva parti scavate ed è affiancata da ovili e da una sorgente in grotta.
GUARDIA PERTICARA (PZ). Suggestivo insediamento di grotte lungo la fiumara del torrente Sauro in località Turri. Sono scavate alla base di una imponente parete verticale prodotta dall’erosione di conglomerati alluvionali. Le cavità sono utilizzate come depositi o ambienti di servizio, per i piccoli orti, oliveti e vigne della zona. Molte grotte presentano le pareti intonacate da più strati di calce. Questa particolare tecnica utilizzata pr evitare adite di pietrame e polvere, ha indotto molti studiosi a interpretare erroneamente le cavità come spazi aticamete afrescati e quindi appartenenti a insediameti monastici. Nel territorio circostante, altre grotte di dimensoni maggiori sono da sempe usate come ricoveri per gli animali.
IRSINA (MT). Numerose cantine-grotte scavate nel centro storico a servizio dei palazzi più importanti. Grotte per cantine ed ovili, lungo i pendii dell’abitato antico. Poco fuori il paese, sulla via per Gravina, una piccola chiesa scavata nella puddinga dedicata a S. Lucia con due dipinti di secolo XV. A poca distanza, il bottino di Fontana Grande, oltre 200 metri di gallerie percorribili scavate per captare l’acqua che alimenta una fontana. Sulla strada per Tolve, sotto un riparo in roccia, una nicchia dipinta è dedicata a S. Antonio.
LATRONICO (PZ) In località Terme, un gruppo di grotte naturali che ha restituito testimonianze significative di stazioni e freuetazioni preistoriche. http://www.mtsn.tn.it/pubblicazioni/7/43/04_Dini.pdf
LAVELLO (Potenza). Necropoli dauna formata da sepolture a camera o a grotticella. Ai margini del centro medievale, un frantoio abbadonato ed altri manufatti per la lavoraione dei prodotti agricoli, conserva spazi ipogeii.
MARATEA (PZ). Numerose grotte naturali formate da fenomeni carsici, con testimonianze di presenza di uomini preistorici. Sotto il Cristo di Maratea Vecchia, una grotta a picco sul mare, dedicata a S. Michele, con affreschi di secolo XIV-XV.
MATERA. Il più importate sito rupestre della Basilicata.
MELFI (PZ). Insediamento rupestre tra i più importanti della Basilicata. Grotte, ovili e chiese, scavate nella roccia e nei sedimenti vulcanici del Vulture. Presenza di grotte anticamente usate per cantine ma anche per alcune lavorazoni tipiche di Melfi quale la tinteggiatura dei tessuti, in tutto il centro storico ed in particolari nelle zone adiaceti quali il Cimitero, i Cappuccini e la zona Bagni. Le chiese in grotta di Melfi conservano cicli affrescati databili tra i secoli XIII e XVII. La cripta di S. Lucia con scene sulla vita della martire e la data del 1291 che costituisce un termie di raffronto per tuttla pittura medievale lucana; la cripta di S. Margherita, interamente affrescata con dipinti di fine sec. XIII raffiguranti tra l’altro, S. Margherita, S. Michele e forse il volto di Federico II di Svevia; cripta di S. Martino con tracce di affreschi; chiesa di Santo Spirito scavata tra boschi del Vulture; chiesa della Mdonna delle Spinelle con dipinti disec. XVII e in adiacenza una primo impianto medievale con abside trilobata. Recentemete l’Archeoclub di Melfi ha scoperto altre chiese rupestri delle quali si era persa memoria: cripta della Crocifissione, cripta dei tre Santi, cripta della Sacra Famiglia. Questi ipogei conservano affreschi databili tra i secoli XV e XVII. Numerosi insediamenti in grotta destinati ad attività agropastorali si rintracciano nel territoro compreso tra Melfi e la frazione di S. Giorgio ai Foggiali.
MIGLIONICO (MT). Qualche cantina presente nei palazi più grandi del paese. In località Tre Confini, un grande ed antico impianto per la produzioe di calce, co fornaci direttamente scavate nella roccia (calcare). Lungo le pareti calcaree del fiume Bradano, l’insediamento rupestre del Pizzone co alcuni ovili e l’imponente aggregato di S. Giuliano con grotte per pastori, necropoli ed una chiesa in cui, caso raro per la Basilcata, si conservano iscrizioni parietali.
MISSANELLO (PZ). Numerose grotte, ai margini del centro storico, scavate nei sedimenti alluvionali, usate per cantine. Nel territorio e lungo i pendii che scendono, verso il fiume Agri, altre grotte usate come stalle ed ovili.
MOLITERNO (PZ). In alcuni palazzi del centro storico e nelle masserie più grandi, sono presenti, ed ancora in funzione, grandi ipogei, i Fondaci, realizzati per la maturazione e conservazione del celebre canestrato di Moliterno. http://old.alsia.it/agrifoglio/n_8/moliterno.pdf Un importante sito rupestre nel territorio è ai margini della vallata del torrente Maglie che sfocia nel fiume Agri, dove, sulle pareti di uno scosceso rilievo orografico calcareo (Monte S. Angelo), sono presenti alcune grotte naturali in una delle quali esiste una cavità dedicata a S. Michele con tracce dell’antico culto.
MONTEMILONE (PZ). Nel territorio circostante il santuario di S. Maria La Gloriosa, contrada dei Greci, presenza di un insediamento agropastorale formato da grotte scavate nei banchi alluvionali. Un’altra grotta, attualmente chiusa è presente sotto lo stesso Santuario.
MONTESCAGLIOSO (Matera). Tra i più vasti insediamenti rupestri della Basilicata. Il paese è all’interno del Parco della Murgia Materana ove si rintracciano sei chiese rupestri: la Madonna della Murgia, la cripta della Scaletta, la cripta del Canarino, la cripta di S. Andrea, la cripta di villa Irene e la cripta di cozzo S. Angelo. Nella Murgia di Montescaglioso altri insediamenti rupestri sono l’ovile in grotta di Pianelle; il villaggio sottostante Madonna della Murgia e le grandi cave sotterranee di tufo scavate lungo il corso della Gravina nei pressi di masseria Dalessio. Lungo i costoni alluvionali formati dall’erosione sono presenti centinaia di cantine in grotta ancora efficienti scavate nel banco dei sedimenti e realizzate anche su più livelli. Particolarmente imponenti le cantine dell’Abbazia benedettina di S. Michele Arcangelo e la cantina del Marchese. Altre grotte, usate a servizio degli insediamenti agropastorali, sono segnalate nel territorio: la piccola chiesa rupestre del Paritiello lungo un’antica strada che scende al Bradano; la grotta con sorgente nella grancia benedettina di S. Lorenzo di Murro; le porcilaie a S. Vito, usate anche come riparo per i braccianti durante il periodo estivo.
MONTICCHIO. Tra i comuni di Atella (PZ) e Rionero in Vulture (PZ) sul Monte Vulture. Il più importante santuario in grotta della Basilicata dedicato a S. Michele Acangelo. Attestato già nel secolo IX, sorge replicando le modalità di insediamento del protosantuario micaelico del Gargano.In una una grotta dalla cui volta stilla acqua e su un monte. Fino al secolo XVI era controllato da una grande abbazia benedettina insediata sull’istmo tra i due laghi che occupano il cratere del Monte Vulture. Nel medioevo raggiunge un ruolo, nell’area apulolucano secondo solo al santuario del Gargano. La grande grotta conserva il sacello dedicato all’Arcangelo ed una serie di piattaforme degradanti verso la scala santa che permetteva l’acceso dei pellegrini al luogo di culto. Sotto la cavità principale, sono presenti altre grotte con sepolture medievali e spazi di servizio del monastero francescano nelle cui strutture quale, a partire dal secolo XVII, sarà inglobata la grotta-satuario.
OLIVETO LUCANO (MT). Numerose grotte presenti in tutto il centro storico. Le cavità sono usate come cantine e sono caratterizzate dalla presenza di infissi in legno finemente intagliati. In una grotta si coserva ancora l’impianto di un antco trappeto.
OPPIDO LUCANO (PZ). Cantine-grotte scavate ai margini del centro storico. Alcune cavità nel territorio sono usate a servizio delle attività agropastorali. A circa 3 km dal paese la chiesa rupestre di S. Antuono, inglobata in una chiesa tardomedievale, conserva un ciclo affrescato di fine sec. XIII, con scene raffiguranti episodi dei Vangeli.
PIETRAGALLA (PZ). Un vasto ed articolato insediamento rupestre formato da due differenti tipologie di ipogei destinate alla produzione vinicola. All’esterno del paese, piccole grotte, i ” Palmenti “, con vasche di fermentazione e decantazione destinate solo alla produzione del vino. Nel paese grotte e interrati molto più grandi annessi a palazzi e abitazioni, usate per coservare il vino.
PIETRAPERTOSA (PZ). Nel Parco di Gallipoli Cognato. Castello altomedievale con numerosi ambienti ipogei scavati nella roccia di arenarie: cisterne, ripari per gli animali, ambienti a servizio degli edifici. Picchi isolati di roccia sono usati come torri e sepolture.
PIGNOLA (PZ). Nei boschi circostanti, una grande cavità naturale, usata come luogo di culto dedicato a S. Michele Arcangelo. Lungo le pareti della grotta, le iscrizioni e l’impronta delle mani lasciate dai pellegrini.
POMARICO (Matera). Grotte in molti palazzi del centro storico e lungo i pendii dell’abitato antico. Usate come cantine ed alcune come frantoi. Versanti in frana ed ipogei abbandonati o in crollo. Un piccolo nucleo rupestre rurale, in contrada S. Lorenzo.
RAPOLLA (PZ). Sul Monte Vulture. Ta i più vasti insediameti rupestri della Basilicata. Ai margini del centro storico, i resti delle chiese rupestri di S. Biagio e del Crocifisso. Nel territorio le chiese rupestri di S. Elia, S. Barbara e la notevole chiesa a tre navate absidate di S. Pietro, in parte crollata. Nel centro storico e nelle zoe diacenti, centinai di cantine scavate nella roccia vulcanica ed ancora in uso. Nel territorio, presenza di numerosi aggregati di grotte utilzzate come palmenti o stalle. Particolarmente vasto, gli insediamenti del Cerro, contrada dell’Arcidiaconata e l’imponente ” palmento ” di masseria Radini.
ROCCANOVA (PZ). Sistema di cantine in grotta scavate nei banchi alluvonali sui quali sorge il paese. Gli ipogei soo spesso preceduti da piccoli cortili. in prossimità dell’ingresso sono collocate le fornaci per riscaldare le vinacce e migliorare la fermentazioe. Dal grande numero di grotte presenti nel paese prende il nome ” Grottino ” il vino DOC prodotto nella zona.
ROTONDA (PZ). Piccoli insediamenti di grotte scavate nei riporti fluviali, intorno al Mercure, atcaete utilizzati da pastori.
RUOTI (PZ). Cantine in grotta ricavate negli interrati dei principali palazzi del paese.
SAN CHIRICO RAPARO (PZ). Un notevole gruppo di cavità artificiali usate come cantine o depositi è presente nel paese a servizio dei palazzi più importanti. Gli ipogei sono scavati nel banco di tufo calcareo su cui sorge il paese. Alle falde del Raparo, una grande cavità carsica, ospita uno dei più antichi luoghi di culto della Basilicata, dedicato a S. Michele. Il sacello micaelico è formato da una piattaforma recintata innalzata sul fondo della grande grotta. Alla cavità si accede da una piccola galleria affrescata con dipinti datati tra i secol XI e XII, che con una lunga gradinata conduce nella parte più bassa dell’antro. Il culto di S. Michele nella grotta del Raparo è attestato già nel X quando nel sito si insedia S. Vitale da Castronuovo, monaco siculo-greco che erige una chiesa in muratura nella quale è inglobato l’ingresso alla grotta, e vi inseda una comunità monastica di tradizione bizantina. Nei pressi del santuario, si apre un’altra grotta, probabilmente appartente anch’essa all’insediamento monastico.
SAN MAURO FORTE (PZ). Vasto aggregato di grotte utilizzate per cantine. L’insediamento si sviluppa soprattutto lungo il versante orientale del paese. La cantina più imponente è quella appartenuta al convento dei Fracnescani. Alla periferia del paese, una piccola cappella rupestre scavata nei sedimenti alluvionali, porta la dedicazione a S. Antonio da Padova. Nelle cantine-grotte del paese, nella notte del 17 Gennaio, festa di S. Antuono, si radunano per memorabili libagioni e bevute, le comitive dei ” Liberi suonatori di campanacci ” che hanno sfilato nei vicoli del centro storico.
SAN GIORGIO LUCANO (MT). Imponente insediamento rupestre articolato tra paese e territorio. Intorno al centro storico centinaia di grotte grandi e piccole, utilizzate per conservare il vino o per alloggiare piccole greggi. Le grotte sono scavate in sedimenti alluvionali poco stabili e conservano infissi in legno finemente. intagliati. Le cavità presenti nel territorio sono utilizzate prevalentemente come ricoveri per animali. In un calanco del pendio meridionale della valle del Sarmento, è scavata la chiesa-grotta del Santuario d S. Maria del Pantano risalente ai secoli XVI-XVII.
SANTANGELO LE FRATTE (PZ). Insediamento rupestre sviluppatosi nella parte più alta del piccolo centro storico, sfruttando la presenza di enormi trovanti rocciosi. Gli anfratti formatisi tra i vari elementi rocciosi, sono chiusi da murature e recinti, formando così piccole cavità artificiali utilizzate per cantine ed ovili.
SANTARCANGELO (PZ). Vasto insediamento di grotte-cantine nelle zone marginali del centro storico, scavate nei banchi di argilla e sedimenti alluvionali. Gruppi di grotte utilizzate per gli armenti, sono presenti anche nel territorio.
SENISE (PZ). Lungo i margini delle valli del Sinni e del Serropotamo, cavità scavate nei banchi alluvionali, appaoo usati anticamente come ripari per animali. Gli ipogei più grandi sono generalmente cave sotterranee di sabbia e ciottoli di piccole dimensioni..
TRICARICO (MT). Numerose grotte usate per cantine e depositi, scavate nel banco roccioso a servizio di abitazioni e di palazzi. Le cavità sono spesso di notevoli dimensioni e si diramano nel paese antico su più livelli. Particolarmente suggestive le cavità del monastero S. Chiara e quelle circostanti Porta Saracena. Altre grotte, usate per il ricovero d animali sono scavate nella grande forra che si sviluppa a valle del mattataoio comunale.
TURSI (MT). Insediamento rupestre molto vasto, sviluppato nel centro storico e a margini dell’abitato antico. Le grotte soo prevalentemente usate come cantine e sono scavate in sedimenti alluvionali particolarmente instabili. Gli aggregati più vasti sono scavati sui pendii della Rabatana. Una cavità molto ampia è scavata sotto i resti del castello medievale di Tursi.
VENOSA (PZ). Presenza di numerose grotte-cantine lungo i margini del centro storico. Nel territorio, sono presenti un grande numero di grotte usate ancora oggi come stalle per bovini ed ovini. Ungruppo di grotte del vrsante oretale dell cittadina, conservaa testimonianze della presenza di fornaci per la produione di terrecotte. Appena all’esterno del Parco archeologico romano, sono scavate le celebri catacombe ebraiche, che conservano iscrizioni e decori ad affresco.